Newsletter di Pasqua: gli auguri non fanno più tendenza

Buona Pasqua e i più sinceri auguri dall’Hotel Nome”

Un momento di riflessione e poi pensi: “Hotel Chi?”.

Anche quest’anno è arrivata la Pasqua e come ad ogni ricorrenza nella tua casella di posta elettronica arrivano email che vi augurano giornate di pace. Ma da chi? Spesso da chi nemmeno conoscete, come un hotel al quale forse hai fatto una richiesta in passato dove però non hai mai messo piede.
L’azione di solito è immediata: click sul tasto elimina. E così una dopo l’altra, diverse centinaia di email di questo vengono cestinate, mai aperte, archiviate, o peggio ancora, segnalate come spam.
Stavi pensando di preparare anche tu una bella newsletter con gli auguri? Forse faresti bene a ripensarci.

Ti diamo 2 dati:

  • Le email di auguri non le legge nessuno, se non qualche vecchio cliente (2-3 intendiamoci) subito pronto a segnalarti se non ti fai sentire
  • Le email con le parole “auguri”, “buona Pasqua”, “sereno Natale” hanno un’altissima probabilità di finire in spam, soprattutto se le mandi quando “le mandano tutti” appena prima delle feste

C’è un altro dato: un’email recapitata e non letta perché ignorata, cestinata o segnalata come spam, compromette la reputazione dell’indirizzo di posta elettronica che lo sta inviando, il tuo, quello dal quale invii tutti i giorni email di preventivo a chi ti ha fatto una richiesta di soggiorno. Che, nei casi più gravi, significa che le tue email andranno dritte nello spam.

Un’email di auguri è un disturbo per chi la riceve e un danno per chi la invia.
Ci sembra già di vederti: stai sudando freddo.
Stai tranquillo, il tuo invio di Pasqua puoi farlo lo stesso, ottenendo i risultati più preziosi per te.

L’email marketing non è un gioco

Fare email marketing presuppone due regole fondamentali: usare una piattaforma professionale e soprattutto un database profilato, a norma con il GDRP.
Nel tempo hai raccolto tanti contatti a destra e sinistra e li hai usati senza autorizzazione esplicita? Quel che fatto è fatto ma ora è proprio il caso di metterli da parte e dimenticarli. Ci sono tanti modi per popolare il tuo database e dormire sonni tranquilli:

  • Inserire sul tuo sito un form contatti dove l’utente accetta il consenso
  • fare campagne per acquisizione di leads
  • Avere in hotel un hot-spot con il quale raccogli senza sforzo dati ed indirizzi email dei tuoi clienti uando si connettono al wi-fi

Una newsletter a Pasqua è un’opportunità

Inviare un messaggio ad una casella di posta richiede delle giustificazioni che devono andare oltre il tuo bisogno di vendere qualcosa (o di fare gli auguri a qualcuno che nemmeno tu sai che faccia abbia).
Una newsletter deve essere sempre interessante, deve creare quel senso di attesa in chi la riceve.

Ecco alcuni consigli utili (declinati sulla Pasqua)?

  • Racconta. Se vuoi costruire un rapporto con chi ti legge, trattalo come se fosse un amico. Racconta qualcosa di nuovo su di te e sul tuo hotel. Digli che stai per aprire, che sei carico per la stagione, che ti farebbe piacere rivederlo. Mostra quello che succede nella tua località (il marketing territoriale va molto di moda 😉 )
  • Crea un rapporto esclusivo. Hai aggiunto un nuovo piatto nel menù del ristorante? Sì, questo è un buonissimo motivo per inviare una newsletter, così come presentare tramite email una promozione esclusiva o in anteprima.
  • Premia. Pasqua è tempo di sorprese. Sfrutta questo invio per proporre un’offerta valida solo per pochi giorni (puoi vedere camere per l’estate o stimolare prenotazioni nel tuo ristorante)

Usa immagini colorate e sorridenti

Pasqua fa pensare ai colori, non trovi? Siamo pur sempre in primavera (anche se a volte il meteo gioca brutti scherzi). Sfrutta questi sentimenti positivi e costruisci un layout newsletter che metta allegria.

Coniglietti e uova sono inflazionati, rendono la tua email uguale a tante altre. Mostra piuttosto lo staff al lavoro, lo chef che prepara il pranzo di Pasqua, la spiaggia che sta per riaprire. Fai vedere la realtà e poi arricchisci con vezzi grafici e colori primaverili.

Stai per inviare, sei pronto?

Fermati un attimo, prima devi selezionare bene i destinatari dal tuo database.
Non inviare a tutti i tuoi contatti lo stesso messaggio se puoi, hanno pur sempre età e interessi diversi.

Ti stai chiedendo perché il tuo database non ha distinzioni? Tranquillo, c’è sempre un buon momento per iniziare a profilare i contatti e distinguerli in base ai loro interessi e al loro target. Ti ricordi l’hot-spot di cui parlavamo prima? Ecco, questo è un ottimo modo per farlo in automatico.

Con un database ben fatto puoi mandare ad ognuno il messaggio più in adatto per stimolare la sua attenzione. Chi già è stato tuo ospite in passato, chi ti conosce, ha un valore molto diverso da chi ti ha solo fatto una richiesta in passato.

Sono i tuoi ospiti quelli su cui puoi davvero contare se a pochissimi giorni dalla Pasqua hai ancora camere da vendere o tavoli da occupare. Faglielo sapere e vedrai che qualcuno tornerà a trovarti.

Sei ancora convinto che questo sia il momento di inviare una newsletter di auguri?

Beh sei libero di farlo. Sappi che noi useremo i social per farti gli auguri!

Facebook è il luogo ideale per dirsi “Buona Pasqua”, la newsletter te l’avremo mandata per invitarti a leggere questo nuovo articolo sul blog 😉
Ah, ultima cosa! Per farti gli auguri ci metteremo anche la faccia. Ha molto più valore.

Brand Identity è capire chi siamo

Nella sua autobiografia, Henry Ford scrisse una frase importante parlando del suo celebre Modello T:

“Ogni cliente può avere un’auto colorata di qualunque colore desideri, purché sia nero”.

Siamo all’inizio del Novecento; l’automobile di Ford è uno dei prodotti di punta dell’industria statunitense e il solo possederla è già di per sé sinonimo di benessere se non altro perché non tutti potevano permettersela e non c’erano altre opzioni sul mercato.

Veniamo ad oggi.
I comportamenti d’acquisto, rispetto all’idea di Ford, sono cambiati non poco, e cambiano sempre più velocemente, anche mentre scriviamo questo articolo, che rischia di essere già vecchio fra 6 mesi! Per decenni ci siamo concentrati esclusivamente sul prodotto e molte aziende che conosciamo lo sono ancora.

Ma le cose sono due: o il nostro prodotto è unico (per qualsiasi motivo: molto di nicchia oppure palesemente eccellente rispetto alla concorrenza) oppure agli occhi del pubblico sarà più o meno come tanti altri, distinguibile solo, eventualmente, per via del prezzo.

Possiamo quindi seppellire definitivamente il grande equivoco.
L’equivoco secondo cui se hai il prodotto migliore la gente sceglierà te per forza. Non è così. O meglio, non è detto.

Kapferer ha elaborato il prisma della Brand Identity, definendola in 6 punti:

  • Caratteristiche fisiche del prodotto ma anche del logo e dell’immagine coordinata
  • Relazione, o rapporto che si crea fra la marca e l’utilizzatore. Somiglia ad un rapporto fra due persone
  • Riflesso, ovvero come si sente l’utilizzatore quando acquista il nostro prodotto
  • Rappresentazione, cioè lo scatenarsi di uno dei bisogni primari, quello dell’appartenenza al gruppo, o tribù che dir si voglia
  • Universo culturale, l’insieme dei valori che il brand racchiude e con cui si identifica
  • Personalità, significa che oggi l’azienda deve essere “sentita” come una persona e trattata come tale. Ha un carattere, delle tendenze, una nascita, una crescita e una morte. Può ammalarsi e guarire, può cambiare, può sbagliare.

Ecco, dato per assodato che il tuo prodotto sia, non dico il migliore, ma comunque un buon prodotto, la Brand Identity ti serve per dire al mondo che tu ci sei, e sei diverso dalla massa dei competitors.

Se sei un albergatore o un ristoratore, conosci bene il valore di questo concetto perché a meno che tu non sia fra i pochi fortunati che hanno l’azienda sul lato est del Lago di Garda, a picco sul mare in Costiera Amalfitana o sul porticciolo di Portofino, sei circondato da altri hotel e altri ristoranti!

Devi solo far capire al grande pubblico che tu sei migliore di loro.

Per emergere dal marasma bisogna scalare le classifiche, ovunque ci siano recensioni: Tripadvisor, Booking.com, Trivago, Google, Facebook…Come facciamo?

Ci autoanalizziamo per capire quali sono i punti di forza della nostra attività, che andremo a sottolineare nella comunicazione e a rafforzare nel servizio, ma anche quelli di debolezza, sui quali andremo a lavorare a testa bassa.

Non è mai semplice fare con lucidità questo lavoro introspettivo/aziendale, però esistono dei software che ti aiutano in questo. Per esempio puoi inviare via mail un questionario di gradimento a tutti i tuoi ospiti e clienti, i quali compileranno volentieri in cambio di un piccolo incentivo, tipo ad esempio un buono da riutilizzare in struttura.

Le statistiche dettagliate ti daranno poi il quadro completo dei punti di valore della tua azienda e ti indicheranno con chiarezza su cosa devi lavorare ancora per avvicinarti il più possibile all’eccellenza, cosa che ti aiuterà a scalare le vette dei portali di recensioni.

A quel punto, il brand ne trarrà vantaggio automatico. Chi non conosce l’hotel n°1 su TripAdvisor della località di suo interesse?

Per questo aiuto tecnologico chiedi a noi, siamo specialisti.

Nel frattempo ti racconto un altro aneddoto 🙂

Impariamo dai migliori: la New Coke.

Hai mai notato come sulle lattine di Coca Cola ci sia la scritta classic? Negli anni ’70 e ’80 Coca Cola continuava a perdere terreno nel mercato statunitense a favore della rivale Pepsi per due motivi principali: Pepsi Cola veniva preferita per via del gusto più dolce, infatti si era riposizionata come la bibita preferita dai giovani.

Cosa fece allora Coca-Cola? Cambiò la formula! Dopo migliaia di test d’assaggio riuscì a individuare una ricetta non solo migliore di quella storica, ma che gli intervistati preferivano alla rivale.

Coca Cola - Brand identity è capire chi siamo

Tuttavia, c’era un problema.
Coca Cola non poteva permettersi di tenere sul mercato due prodotti così simili, così prese una decisione drastica. Il 23 aprile 1985 venne lanciata la New Coke e venne soppressa la produzione della bevanda originale.
Non andò bene. Per niente. L’11 luglio dello stesso anno la società dovette tornare sui suoi passi.

Coca-Cola prese il più grande abbaglio di marketing della storia. L’azienda perse di vista il suo punto forte: l’attaccamento emotivo che i consumatori di Coca-Cola avevano nei confronti del prodotto. Non acquistavano Coca-Cola perché era migliore ma perché era qualcosa di ormai familiare, un acquisto di routine come il pane, come l’acqua. Tutto tornò in ordine nel momento in cui sugli scaffali tornò la bibita originale, questa volta con la dicitura classic, a scanso di equivoci.

Come fare per la tua Brand Identity?

Anche i migliori sbagliano e grazie ai loro errori si possono trarre diverse conclusioni.

  • La percezione è fondamentale. L’utente non acquista un prodotto, ma una versione migliore di sé stesso!
  • Non inseguire la concorrenza ma focalizzati sulla tua unicità e punta su quella.
  • Fai bene i test!

In conclusione

Che tu abbia un hotel, un ristorante, un’impresa, non basta più solo essere qualitativamente migliore ma serve capire perché le persone ti scelgono e quale relazione hai creato con chi decide di affidarsi a te. Non stai vendendo solo il tuo prodotto, stai vendendo un complesso sistema di valori che spingono gli acquirenti a scegliere te oppure un competitor. Questo vale per Coca Cola, per Apple, per Lacoste o per la tua attività.